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Il nemico tra noi
E' il momento di difendere la libertà di giudizio
Michele Ainis su La stampa del 15.09.2001

C'è un diritto per il tempo di pace e un diritto per il tempo di guerra. Il primo riconosce le libertà politiche e civili, tollera perciò il dissenso, ed anzi ne garantisce l'espressione. Per il secondo ogni avversario politico è un nemico da combattere, o altrimenti un traditore. È giusto che sia così, quando una nazione lotta per la sua sopravvivenza. Così come è giusto stringersi attorno alla nazione americana, dopo le terribili esplosioni dell'11 settembre.

perfino un liberale della prima ora come Zincone deplora sul Corriere chi ancora in questi giorni avanza dubbi sulla politica estera degli americani.
Siamo soldati, insomma; e da un soldato non ci s'aspetta mai che pensi, diceva George Bernard Shaw. Tuttavia questa guerra è diversa dalle altre che abbiamo combattuto. Il nemico … non vuole invadere i nostri territori, bensì le nostre coscienze. Vuole fiaccarle, scavarle dal di dentro. Espellendovi il bene più prezioso, ossia l'educazione al dubbio, la capacità di critica, il confronto delle idee. Insomma la dialettica, quella che a suo tempo ci aveva insegnato Socrate, e dopo di lui i suoi molti epigoni. Nonché la tolleranza, cara a Voltaire, a Tocqueville, a Jhon Stuart Mill. Per il fanatismo religioso, è questo il Grande Satana. Ma questo è anche il nostro stile politico e civile, il nostro modello culturale. Se vi rinunceremo, saremo già sconfitti, per quanto possa essere potente la nostra reazione militare. Non diamogliela vinta.


Le mosche cocchiere
Luigi Pintor su Il manifesto del 15.09.2001

E' vero, se leggete e ascoltate attentamente i giornali e le televisioni scoprirete che c'è in giro qualcuno contento ed eccitato per quel che è successo l'11 settembre e per le sue conseguenze. Non dico i terroristi e i loro fiancheggiatori, ovviamente, o i paesi che hanno qualche motivo di risentimento verso gli Stati uniti. No, dico nell'Occidente e qui da noi, tra i migliori amici dell'America.
Sono quei propagandisti e strateghi e politici e mosche cocchiere che non vedono la situazione che viviamo come una tragedia ma come un'occasione. Elencano i vantaggi e i benefici già evidenti: l'Occidente litigioso si ricompatta, la civiltà si contrappone alla barbarie, il terrorismo si è suicidato e verrà sbaragliato, il 50 per cento degli americani temono solo che la vendetta non sia adeguatamente biblica, il 90 per cento si riconosce nel suo presidente di cui dubitava e la democrazia americana brilla di nuova luce.

Questo soprattutto. La guerra in atto o imminente non ammette obiettori, implica sacrificio e dedizione, non lascia spazio alla politica oziosa di cui è la prosecuzione categorica, i diritti civili devono arretrare in seconda fila perché la prima è interamente occupata da altre priorità. Saul Bellow o Arthur Miller non saranno inquisiti per attività antiamericane, se criticano in questi giorni aspramente il loro paese, perché non c'è più il senatore Mc Carthy. Ma qui da noi potrebbe succedergli.
No, non succederà, non cadremo in queste trappole. E tuttavia questo ronzio di mosche cocchiere, italiche e atlantiche con ali a stelle e strisce, infastidisce le nostre orecchie.



Immigrazione
Il Consiglio dei ministri approva le modifiche alla legge Turco-Napolitano: espulsioni facili, niente sanatoria
su la Repubblica del 15.09.2001

ROMA - Nessuna sanatoria per gli extracomunitari senza permesso di soggiorno, misure ferree per l'espulsione e pene più dure per i recidivi. Il Consiglio dei ministri ha trovato l'accordo sulla politica da adottare contro l'immigrazione clandestina e ha approvato il disegno di legge che ora dovrà ottenere il via libera nella conferenza Stato-Regioni.

L'integrazione degli extracomunitari - se la legge sarà approvata in Parlamento - sarà "fondata su un reale inserimento nel mondo del lavoro, requisito essenziale per il rilascio del permesso di soggiorno". Anche i tempi del visto saranno strettamente legati alle esigenze lavorative. I flussi dell'immigrazione verso l'Italia verranno determinati con quote stabilite da uno o più decreti annuali "sulla base delle disponibilità ad assumere da parte del mondo produttivo".
Ma prima che un'azienda possa assumere lavoratori stranieri, un ufficio competente si accerterà che non vi sia disponibilità di lavoratori italiani. "Può sembrare un punto fortemente polemico - ha detto Fini - ma è espressamente indicato nella direttiva europea".
Tra i "punti cardine", elencati dal vicepresidente del Consiglio, c'è anche l'istituzione, all'interno delle Prefetture, di uno sportello per l'immigrazione, il superamento dell'istituto dello sponsor con corsi di formazione professionale nei paesi d'origine. Poi, e inprimo piano per la maggioranza, misure per garantire "l'effettiva espulsione dei clandestini". Gli immigrati che dopo essere stati espulsi due volte rientreranno in Italia rischieranno una pena da uno a quattro anni di carcere.
E' stata stralciata, invece, la sanatoria per le colf di cui si era parlato. Nel testo originale c'era, ma non è stato trovato un accordo. La cosa ha suscitato immediate polemiche da parte del centro sinistra. La verde Luana Zanella ha detto che questo "non faràaltro che aiutare a mantenere in piedi il meccanismo dell'immigrazione clandestina".
In materia di ricongiungimento familiare, il campo sarà ristretto al coniuge, ai figli minori e ai genitori di figlio unico. E' prevista poi una procedura semplificata per il riconoscimento del diritto di asilo "in modo che l'istituto non sia impropriamente utilizzato per aggirare le disposizioni".

"E' un disegno di legge equilibrato che unisce rigore e solidarietà - ha detto Gianfranco Fini in conferenza stampa - l'opposizione farà le sue valutazioni, ma credo sia difficile imbastire polemiche di tipo propagandistico su un testo così serio".


"E' un giorno triste per la mia legge"
Livia Turco su il Manifesto del 15.09.2001

Per Livia Turco, ex ministro e firmataria con Giorgio Napolitano della legge che fino a ieri regolava i flussi migratori, "questo è un giorno molto triste".
In agosto, Bossi e Fini avevano fatto temere di peggio...
Comunque sono state introdotte modifiche gravi che porteranno a un unico risultato, quello di rendere più difficili gli ingressi regolari. Il messaggio culturale che passa è molto grave: l'immigrato verrà considerato un lavoratore ospite e precario. Quanto alle urla di Bossi e ai proclami di Fini, se io fossi un elettore leghista non sarei tanto contento: restano in piedi tutta la parte relativa ai diritti della legge 40 e il meccanismo dell'intimazione a lasciare il territorio. In più, ci sono norme severe che ritengo inutili, perché di difficile applicazione.
Non le sembra che alcuni peggiormanti, come la prolungata permanenza nei centri di detenzione, si inseriscano in un solco tracciato proprio dalla precedente normativa?
Sono totalmente in disaccordo. Quella legge era la più avanzata in Europa e i centri di permanenza, che hanno superato la barriera dell'incostituzionalità invocata da alcuni magistrati, avevano lo scopo di contrastare l'immigrazione clandestina.
Tornando all'oggi, l'aspetto più insidioso del disegno di legge sembra essere il cosiddetto contratto di lavoro...
E' il grimaldello che renderà più difficile gli ingressi per lavorare. La legge 40 già prevedeva il lavoro stagionale e a termine, mentre questa norma creerà solo problemi alle imprese che hanno bisogno di lavoro. E poi c'è l'aspetto simbolico: è come se l'esistenza dello straniero non dipendesse più dallo stato ma dal datore di lavoro.
Però anche la chiamata nominativa - cioè il fatto che la legge 40 permetteva di assumere solo stranieri che abitavano nel loro paese - non ha certo facilitato l'incontro tra domanda e offerta e dunque la regolarizzazione di chi, già entrato in Italia, lavorava in nero e in "clandestinità"
Ma non c'erano solo le chiamate nominative, c'erano le liste presso i consolati, e poi c'era lo sponsor, che non a caso è stato abolito da questo governo. Quello è il meccanismo che consente alle famiglie di poter costruire un rapporto diretto con lo straniero, che è fondamentale per regolare il lavoro di cura. E poi non dimentichiamoci che Bossi ha fatto una campagna elettorale contro i ricongiungimenti familiari, e ha fatto marcia indietro solo perché ha dovuto fare i conti con le direttive europee. Insomma, questa è una legge di destra.



Il Governo vara la "devolution" sanitaria.
su il Sole24ore del 15.09.2001

ROMA - Farmaci, ospedali, beni e servizi: la stangata è servita. Al quarto tentativo utile, il Consiglio dei ministri ha varato ieri il decreto legge taglia-spesa che ufficializza anche il patto di stabilità sulla devolution sanitaria dell'8 agosto e le maxi risorse assegnate alle Regioni fino al 2004: 470mila miliardi, inclusi i ripiani dei deficit, con un rapporto spesa-Pil che si attesterà stabilmente intorno al 5,8 per cento. Miglioramento dell'efficienza e contenimento dei costi del sistema sanitario: questo l'obiettivo delle nuove regole, che prevedono risparmi per 3.500 miliardi dal 2002 al 2004, approvate dal Governo in una cabina di regia che in questi mesi ha visto sempre le Regioni in primissima fila. Regioni che d'ora in avanti, incassato l'aumento delle dotazioni finanziarie, pagheranno da sé i propri deficit: con più tasse locali, taglio delle prestazioni o ticket, se vorranno. Obiettivi che ieri hanno raccolto consensi ma anche critiche. "Un plauso al Governo e la piena soddisfazione del sistema delle Regioni" è arrivato da Enzo Ghigo (Piemonte), "presidente" dei governatori. Mentre il sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas, ha ribadito l'importanza di un accordo che, portando la spesa del Ssn a livelli europei, consentirà di tenere i costi sotto controllo. Critici gli Ordini dei medici ("interventi punitivi per noi", secondo il presidente Fnom Giuseppe Del Barone, vicino alla maggioranza) e il Tribunale dei diritti del malato ("un ritorno al passato: scarica oneri sui cittadini"). Mentre dal Parlamento arrivano le prime contestazioni delle opposizioni: Rosy Bindi, coordinatrice dell'Ulivo per la sanità, mette in guardia dal rischio di smontare l'universalismo del Ssn. Ma anche nella maggioranza non mancano i distinguo: è un "decreto da modificare", secondo Antonio Tomassini (Fi), presidente della commissione Igiene del Senato. Solo schermaglie, per il momento. Perché il decreto, che tocca al cuore interessi rilevantissimi, non avrà vita facile nelle Camere. Anche se il Governo intende tenere ferma la barra sulle regole approvate ieri. Eccole. Farmaci. È il capitolo più scottante. Il tetto per la farmaceutica (cresciuta del 36,5% nei primi sei mesi dell'anno) dal 2002 sarà pari al 13% della spesa sanitaria totale, anche se si tende a dare di questo budget un'interpretazione non ferrea (ma in caso contrario le Regioni battono cassa). Decisiva sarà poi la scrematura da fare, con i livelli di assistenza, per individuare i farmaci "non essenziali": potranno finire del tutto o anche in parte a carico degli assistiti: la rinascita della compartecipazione, insomma. …
Multiprescrizioni. Dimezzate (da 6 a 3, per 60 giorni di terapia) le multiprescrizioni per ricetta per i malati cronici: …
Ospedali. Giro di vite con la riduzione dei posti letto per acuti (da 4,5 a 4 per mille abitanti): poco meno di 30mila pl da riconvertire. Come del resto il personale in esubero, che andrà in mobilità o sostituirà i colleghi che andranno in pensione. …
Ticket sulle analisi. Proroga di un anno della riduzione e quindi dell'abolizione dei ticket (l'attuale franchigia di 70mila lire) su analisi e visite specialistiche, che a questo punto scatteranno rispettivamente dal 2003 e dal 2004.


  15 settembre